E SE FAUST AVESSE INVENTATO LA BOMBA ATOMICA?

Progetto Europeo

“Allora vengono a chiedere che idea io abbia cercato di rappresentare nel mio Faust. Come se io stesso lo sapessi e fossi in grado di esprimerlo.”
Goethe


Regista

Imogen Kusch

Scienziato

 Riccardo Antonini

Musicisti

A.Mieli / S.Ferrari

Scenografi

Marco Antonini-Roberto Capecci-Raffaella Sini
LAND-I

Could Faust “dis-invent” the A-bomb?


Questo progetto, ideato da Klesidra e Riccardo Antonini, nasce dalla volontà di mettere in scena l’eterno problema della scelta di coscienza dello scienziato e prende come paradigma la storia dell’invenzione della bomba atomica narrandola attraverso il Faust di Goethe. Il progetto conta già dell’appoggio della Casa di Goethe di Roma e del Movimento Pugwash (Pugwash Conferences on Science and World Affairs) di Londra.

L’archetipo di Faust s’incarna nella drammatica storia di Joseph Rotblat, fisico ebreo polacco, che era stato fra i primi, all’inizio del ’39, a concepire la possibilità di una reazione a catena durante il processo di fissione nucleare. La fissione nucleare era stata appena scoperta da Lise Meitner e Otto Frish.

Sebbene avesse cercato fin dall’inizio di scacciare dalla mente l’idea mostruosa di utilizzare la reazione a catena per scopi di distruzione, dopo l’invasione della Polonia, tuttavia, Joseph Rotblat si convinse a dare inizio in Inghilterra ad un suo progetto in tal senso, per la paura che Hitler potesse arrivare per primo ad avere un ordigno nucleare. Fu così che quando l’Inghilterra convinse gli Stati Uniti a dar corso ad un progetto operativo, il cosiddetto progetto Manhattan, Rotblat accettò di parteciparvi.

Già nel ’44 però l’Intelligence Alleata aveva le prove certe che Hitler non possedeva alcuna bomba atomica né era in grado di costruirne e Rotblat, venuto a conoscenza di questo fatto decise di lasciare subito il progetto Manhattan.

A quella data non esisteva ancora nessuna bomba atomica da nessuna parte del mondo. La decisione di Rotblat, che oggi vive a Londra e che abbiamo intervistato per raccogliere materiale per il nostro progetto, ebbe un’enorme peso sulla sua stessa vita sia sul piano professionale che personale. Da quel giorno egli fu esclusivamente uno scienziato ‘umanitario’ e volle usare la sua scienza solo per creare cose utili e buone per l’umanità.

Il parallelo con Faust salta agli occhi: Faust, infatti, dopo aver finalmente rifiutato la proposta di Mefistofele, muore mentre è impegnato nella sua impresa di ridare salubrità alla “palude”.
Anche qui non può sfuggire la profondità della metafora per la quale, dopo aver invano cercato la felicità nella sterile ricerca della conoscenza assoluta, Faust trova la possibilità della felicità, agendo per un concreto aiuto nei confronti dell’umanità sofferente (la bonifica della palude). Ed è proprio in virtù di questa sua possibilità di felicità, non ricercata in modo sterile sul piano strettamente personale, ma a favore dell’umanità tutta, che Faust si può salvare.

Durante le nostre interviste Rotblat ci ha detto che attraverso questa sua storia ha compreso quanto sia vitale per l’essere umano (e ancor più per l’uomo che può decidere o agire per gli altri) ammettere di avere sbagliato. Avere quindi il coraggio di tornare sui propri passi. Se si fosse più spesso avuto questo coraggio nella storia, molte immani catastrofi sarebbero state risparmiate all’umanità intera.

Come Faust voleva bonificare la palude, Rotblat, Premio Nobel per la Pace 1995, ha speso tutta la sua vita a cercare di “disinventare” la bomba alla guida del movimento Pugwash. (Pugwash Conferences on Science and World Affairs).

“O, potessi ora qui, dal mio sentiero,
espellere la Magia,
disimparare gli scongiuri tutti!”
(Goethe, Faust, Atto V – Mezzanotte)

Esiste un ampio dibattito circa l’effettiva possibilità di disinventare qualche cosa ed in particolare gli armamenti nucleari. Qui però noi non vogliamo entrare nel merito della questione su un piano razionale. Attraverso l’elaborazione del mito di Faust, vogliamo piuttosto rappresentare un’esperienza archetipica, che ci permetta di elaborare il dramma collettivo della presa di coscienza dell’esistenza degli armamenti nucleari (e non solo), e della reale e concreta possibilità di una loro finale e totale eliminazione.

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Little Boy


Questo il nome dato alla bomba atomica che distrusse Hiroshima il 6 agosto 1945.

“Se la forza è con noi, anche il diritto abbiamo.”
(Goethe, Faust, Atto V – Palazzo)

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La storia del movimento Pugwash


Il movimento Pugwash è cominciato con un manifesto pubblicato a Londra, nel mese di luglio del 1955. Scritto dal filosofo britannico Bertrand Russell, il manifesto è stato poi firmato anche da Albert Einstein, poco prima che morisse, e da altri da nove scienziati, quasi tutti laureates Nobel.

Questo scritto è dunque rimasto alla storia come il manifesto di Russell-Einstein.

Si tratta, come si vedrà in seguito, di un appello potente agli scienziati, ai governi ed al grande pubblico che vuole far accrescere la comune consapevolezza sull’enorme pericolo dello sviluppo delle armi nucleari. Molti scienziati universalmente hanno fatto parte da allora del movimento Pugwash.

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MANIFESTO RUSSEL – EINSTEIN


Nella tragica situazione che affronta l’umanità, noi riteniamo che gli scienziati dovrebbero riunirsi in un congresso per valutare i pericoli che sono sorti come conseguenza dello sviluppo delle armi di distruzione di massa e per discutere una risoluzione nello spirito della seguente bozza di documento.

Non stiamo parlando, in questa occasione, come membri di questa o quella nazione o continente o fede religiosa, ma come esseri umani, membri della specie umana, la cui sopravvivenza è ora messa a rischio.

Il mondo è pieno di conflitti, tra cui, tralasciando i minori, spicca la titanica lotta tra Comunismo e Anti-comunismo. Quasi chiunque abbia una coscienza politica nutre forti convinzioni a proposito di una di queste posizioni; noi vogliamo che voi, se è possibile, mettiate da parte queste convinzioni e consideriate voi stessi solo come membri di una specie biologica che ha avuto una ragguardevole storia e di cui nessuno di noi desidera la scomparsa.

Cercheremo di non dire una sola parola che possa piacere più ad un gruppo piuttosto che all’altro. Tutti, in eguale misura, sono in pericolo e se il pericolo è compreso, c’è speranza che lo si possa collettivamente evitare.

Dobbiamo cominciare a pensare in una nuova maniera. Dobbiamo imparare a chiederci non che mosse intraprendere per offrire la vittoria militare al proprio gruppo preferito, perché non ci saranno poi ulteriori mosse di questo tipo; la domanda che dobbiamo farci è: che passi fare per prevenire uno scontro militare il cui risultato sarà inevitabilmente disastroso per entrambe le parti?

Un vasto pubblico e perfino molti personaggi autorevoli non hanno ancora capito che potrebbero restare coinvolti in una guerra di bombe nucleari. La gente ancora pensa in termini di cancellazione di città. Si è capito che le nuove bombe sono più potenti delle vecchie e che, mentre una bomba –A potrebbe cancellare Hiroshima, una bomba-H potrebbe distruggere le più grandi città, come Londra, New York o Mosca. Non c’è dubbio che, in una guerra con bombe-H, grandi città potrebbero finire rase al suolo. Ma questo è uno dei disastri minori che saremmo chiamati a fronteggiare. Se tutti, a Londra, New York e Mosca venissero sterminati, il mondo potrebbe, nel corso di pochi secoli, riprendersi dal colpo. Ma ora noi sappiamo, specialmente dopo i test alle isole Bikini, che le bombe nucleari possono gradualmente spargere distruzione su di una area ben più vasta di quanto si pensasse.

Si è proclamato con una certa autorevolezza che ora si può costruire una bomba 2.500 volte più potente di quella che ha distrutto Hiroshima.

Una tale bomba, se esplodesse vicino al suolo terrestre o sott’acqua, emetterebbe particelle radioattive nell’atmosfera. Queste ricadono giù gradualmente e raggiungono la superficie terrestre sotto forma di polvere o pioggia mortifera. E’ stata questa polvere che ha contaminato i pescatori giapponesi e i loro pesci.

Nessuno sa quanto queste particelle radioattive possano diffondersi nello spazio, ma autorevoli esperti sono unanimi nel dire che una guerra con bombe-H potrebbe eventualmente porre fine alla razza umana. Si teme che, se molte bombe-H fossero lanciate, potrebbe verificarsi uno sterminio universale, rapido solo per una minoranza, ma per la maggioranza una lenta tortura di malattie e disgregazione.

Molti avvertimenti sono stati lanciati da eminenti scienziati e da autorità in strategie militari. Nessuno di loro dirà che sono sicuri dei peggiori risultati. Quello che diranno sarà che questi risultati sono possibili, e nessuno può essere certo che non si realizzeranno. Non abbiamo ancora capito se i punti di vista degli esperti su questa questione dipendano in qualche grado dalle loro opinioni politiche o pregiudizi.

Dipendono solo, per quanto ci hanno rivelato le nostre ricerche, da quanto è vasta la conoscenza particolare dell’esperto. Abbiamo scoperto che gli uomini che conoscono di più sono i più tristi.

Pubblicato a Londra, il 9 luglio 1955


Questa è allora la domanda che vi facciamo, rigida, terrificante, inevitabile: metteremo fine alla razza umana, o l’umanità rinuncerà alla guerra?

La gente non affronterà l’alternativa perché è così difficile abolire la guerra. L’abolizione della guerra richiederà disastrose limitazioni alla sovranità nazionale. Ma probabilmente la cosa che impedirà maggiormente di comprendere la situazione sarà il fatto che il termine “umanità” suona vago e astratto. La gente a malapena si rende conto che il pericolo è per loro stessi, i loro figli e i loro nipoti, e non per una vagamente spaventata umanità. Possono a malapena afferrare l’idea che loro, individualmente, e coloro che essi amano sono in pericolo imminente di perire con una lenta agonia. E così sperano che forse la guerra con la corsa a procurarsi armi sempre più moderne venga proibita. Questa speranza è illusoria. Qualsiasi accordo sia stato raggiunto in tempo di pace per non usare le bombe-H, non sarà più considerato vincolante in tempo di guerra, ed entrambi i contendenti cercheranno di fabbricare bombe-H non appena la scoppia guerra, perché se una fazione fabbrica le bombe e l’altra no, la fazione che l’avrà fabbricate sarà inevitabilmente quella vittoriosa.
Sebbene un accordo a rinunciare alle armi atomiche come parte di una generale riduzione degli armamenti non costituirebbe una soluzione definitiva, potrebbe servire a degli scopi importanti.

Primo, ogni accordo tra Est e Ovest va bene finché serve ad allentare la tensione.

Secondo, l’abolizione delle armi termo-nucleari, se ogni parte credesse all’onestà dell’altra, potrebbe far scendere la paura di un attacco proditorio stile Pearl Harbour che ora costringe tutte e due le parti in uno stato di continua apprensione.
Noi dovremmo, quindi, accogliere con piacere un tale accordo sebbene solo come un primo passo.

Molti di noi non sono neutrali, ma, come esseri umani, ci dobbiamo ricordare che, se la questione tra Est ed Ovest deve essere decisa in qualche maniera che possa soddisfare qualcuno, Comunista o Anti-comunista, Asiatico o Europeo o Americano, bianco o nero, questa questione non deve essere decisa dalla guerra. Noi desidereremmo che ciò fosse compreso sia all’Est che all’Ovest.

Ci attende, se sapremo scegliere, un continuo progresso di felicità, conoscenza e saggezza. Dovremmo invece scegliere la morte, perché non riusciamo a rinunciare alle nostre liti?

Facciamo un appello come esseri umani ad altri esseri umani: ricordate la vostra umanità e dimenticatevi del resto. Se riuscirete a farlo si aprirà la strada verso un nuovo Paradiso; se non ci riuscirete, si spalancherà dinanzi a voi il rischio di un’estinzione totale.

Risoluzione:

Noi invitiamo il Congresso, e con esso gli scienziati di tutto il mondo e la gente comune, a sottoscrivere la seguente risoluzione:
“In considerazione del fatto che in una qualsiasi guerra futura saranno certamente usate armi nucleari e che queste armi minacciano la continuazione dell’esistenza umana, noi invitiamo i governi del mondo a rendersi conto, e a dichiararlo pubblicamente, che il loro scopo non può essere ottenuto con una guerra mondiale, e li invitiamo di conseguenza a trovare i mezzi pacifici per la soluzione di tutti i loro motivi di contesa.

Max Born
Perry W. Bridgman
Albert Einstein
Leopold Infeld
Frederic Joliot-Curie
Herman J. Muller
Linus Pauling
Cecil F. Powell
Joseph Rotblat
Bertrand Russell
Hideki Yukawa

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NOTE DI REGIA


Ambizione. Avidità. Sete di potere. Vendetta.
Delirio di onnipotenza. Soldi. Dolore.

Cosa porta degli uomini votati alla scienza e alla ricerca a dedicare gli anni migliori della loro vita all’invenzione e alla costruzione della bomba atomica?

A Faust il suo enorme sapere non bastava mai e il suo incontro con Mefistofele gli permetterà di indagare oltre i limiti umani. Qui Mefistofele è sempre presente e con varie sembianze si insinua nelle vite dei nostri scienziati e li mette di fronte alle loro ossessioni più oscure.

La dimensione teatrale non documentaristica si offre a rappresentare i sogni e gli incubi di questi uomini, perseguitati dalla loro ossessione per la scienza. Importante è dare voce al soldato semplice, all’uomo della strada e alle donne di Los Alamos.

Tutti sono tentati da ciò che la loro coscienza considera il Male.

La dimensione del Musical renderà lo spettacolo più accessibile e rappresenterà l’incoscienza e la leggerezza del racconto.

Imogen Kusch

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NOTA SCENICA


L’impianto scenico si basa su un gioco relazionale tra spazi contenenti e spazi contenuti che parte dal pubblico e, attraverso una sequenza di chiusure, arriva al “nucleo” metaforico e reale dell’azione, il laboratorio degli scienziati.

Il laboratorio è immaginato come una gabbia – l’angusta stanza gotica di Faust, che si manifesta gradualmente e si erge sempre più alta, portando all’isolamento fisico degli scienziati chiusi nella base militare. E’ lo spazio che sottende all’auto-referenzialità di certa ricerca e, concretamente, è realizzato mediante una struttura che ricalca il principio statico e geometrico del fiore di loto buddista. Si tratta di quattro ordini di semicirconferenze sovrapposte ed ancorate a due anelli orizzontali.

La struttura ha la caratteristica di essere trasformabile, la sfera si deformerà lentamente fino ad appiattirsi …

In contrapposizione a questo “dentro” esiste un “fuori” rappresentato dai luoghi della vita “quotidiana e banale” degli scienziati ; le loro stanze da letto, il bar della base militare. Il bancone del bar diventa allo stesso tempo lavagna dove gli scienziati appuntano le loro ermetiche formule e recinto oltre il quale è seduto il pubblico.

Lo spettatore seduto al bancone si trasforma in “commissione giudicante”, in coscienza civile che assisterà, alla fine dello spettacolo, all’implosione della gabbia che lascerà gli scienziati esposti e vulnerabili. Un’implosione salvifica che scongiurerà un’esplosione ben più tragica.

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IN COSA CONSISTE IL PROGETTO?


– La rappresentazione di un dramma originale (basato sia sull’archetipo di Faust che sulla vita dello scienziato europeo Rotblat) da tenere a Roma e trasmesso per radio in altre due postazioni europee con implicazioni simboliche: Stoccolma per il suo valore storico rispetto al premio Nobel, e Londra come sede del Movimento Pugwash. La data adatta dovrebbe essere il 6 agosto 2005, sessantesimo anniversario del bombardamento di Hiroshima.

– Una videoconferenza da tenere a Stoccolma e trasmessa via Internet nelle altre due città summenzionate, dove scienziati, intellettuali e le altre persone partecipanti ai progetti possano discutere, al termine della performance, dei temi che ne emergeranno.

– Due richieste alle High Schools ed ai Centri Anziani atte ad ottenere quella che denomineremmo una “lista delle invenzioni che hanno avuto un profondo impatto culturale in Europa, che si sarebbero e non si sarebbero dovute realizzare”.

– Il risultato della suddetta indagine sarà valutato da una Commissione europea di scienziati che aderiscono al Progetto Pugwash. Una cerimonia si terrà a Stoccolma come premio simbolico per i rappresentanti di coloro che avranno partecipato al progetto.

– Le suddette rappresentazioni saranno promosse tramite diffusione su Web, giornali e programmazioni radiotelevisive.

Gli obiettivi

L’obiettivo del progetto è di aumentare la pubblica consapevolezza delle conseguenze della scienza.

In particolare, usando l’archetipo del Faust e capitalizzando la credibilità del Movimento Pugwash, liberarsi del luogo comune secondo cui la scienza non possa essere controllata e che ogni errore derivante da questa non possa essere corretto.

Siamo sicuri che, a lungo termine, l’esempio del Movimento Pugwash sarà seguito da altre iniziative da parte degli scienziati e della gente comune, in particolare dai giovani. La cultura europea, a causa della sua eredità letteraria, è in una situazione di privilegio nel rielaborare lo shock culturale derivato dal progresso della scienza.
A lungo termine lo studio dei nostri classici, come Faust, naturalmente sotto nuove forme, come quelle offerte dal teatro moderno, sarà di un valore inestimabile per fronteggiare le sfide culturali suscitate dalla scienza.

Valore aggiunto a livello europeo

La cooperazione a livello europeo è essenziale per questo progetto che mira a generare una comune consapevolezza europea sul ruolo della scienza moderna e sulle scelte che i giovani e gli anziani scienziati devono affrontare. E’ importante che l’Europa possa sviluppare un dibattito su quali linee guida la scienza debba seguire in tempi moderni, specialmente per quanto riguarda la guerra e le nuove tipologie di armi.

Chi se ne avvantaggerà

Gli obiettivi principali delle presenti iniziative saranno i giovani, in special modo i giovani scienziati all’inizio della loro carriera. Questi sosterranno la responsabilità di fare un uso cosciente delle conquiste della scienza liberi dai luoghi comuni. Inoltre vogliamo anche rivolgerci a coloro che per la loro età non possono partecipare alle scelte scientifiche europee (gli adolescenti e gli anziani).

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